Caro Mario,

ti scrivo perché da un democratico come te, per giunta sindaco di una coalizione dove le parole confronto, dialogo e concertazione sono dei mantra, non mi aspettavo un comportamento addirittura peggiore di quelli ai quali il tuo predecessore ci aveva abituati. Sai bene che fin dal primo minuto della tua elezione, ed anche prima a dire il vero, ho continuato a ripetere che saresti certamente stato un sindaco migliore di Bruni, ora invece devo farti sapere che le mie certezze stanno iniziando a scricchiolare.

Perché? Semplice. Stefano Bruni quando prendeva una decisione ALMENO la prendeva senza farmi perdere del tempo e senza generare aspettative. La prendeva. Punto. Io la subivo. Punto.

Circa l’elezione del Presidente del Consiglio comunale ci siamo incontrati il 30 Maggio, il mercoledì di due settimane fa, nel collegamento tra la corte vecchia e quella nuova di Palazzo Cernezzi, in quell’occasione mi dicesti che ci saremmo dovuti incontrare per decidere. Bene. Bellissimo gesto. Discutere con le minoranze circa una figura importantissima che sarà garanzia per tutti i consiglieri comunali ergo per tutto il popolo comasco. Viva Lucini. Sarà un buon sindaco.

Bene. Quando mi hai detto che ci saremmo dovuti incontrare la settimana seguente non hai usato esattamente la formula che ho usato io, hai detto un’altra cosa: “Ti farò chiamare dalla mia segretaria per fissare un appuntamento”. In un primo momento ho pensato che la segretaria fosse la tua personale, quella del geologo Lucini oppure, peggio, quella pagata dai contribuenti comaschi formalmente stipendiata dal Partito Democratico. Tra me e me mi sono detto di aspettare tanto prima o poi quella segretaria si sarebbe fatta sentire ed avrei capito da chi pigliava la paga.

Bene. Passa il giovedì e nessuno si fa vivo. Passa il venerdì e tutto tace. Sabato e Domenica sono giorni di riposo, si di riposo, anche se il Presidente del Consiglio è figura veramente importante per la città ed uno che è appena stato eletto… Vabbè procediamo. Passa anche il lunedì. Ma quando mi vorrà chiamare sto Mario? Bah. Passa il martedì e di Mario nessuna traccia. Mercoledì alle ore 18.00 partecipo alla presentazione di un libro nella sala stemmi di Palazzo Cernezzi, libro dal titolo, ironia della sorte, “C’ero anch’io”. Ti vedo in sala ed ovviamente aspetto che tu venga a dirmi qualcosa circa l’elezione del Presidente del Consiglio. Il mio futuro Presidente. Quello che per intenderci Bizzozzero, neosindaco di Cantù, ha ceduto all’opposizione in segno di fair play. Durante il rinfresco mi hai confermato che a breve avrei ricevuto una chiamata dalla tua segretaria per un incontro nei prossimi giorni. Strano dico io, così a ridosso del Consiglio Comunale vuole discutere con le minoranze del futuro Presidente? E se qualcosa andasse storto? E se le idee non convergessero? Mah. Stiamo a vedere.

Giovedì 7 Giugno ricevo una chiamata dal Comune di Como, 031.252 sono i primi numeri che qualificano la provenienza della chiamata, rispondo e scopro che la segretaria alla quale ti riferivi era quella del Comune. Bene. In circa trecento consigli comunali passati assieme all’opposizione quando avevi bisogno di me mi chiamavi col tuo cellulare, ora non più. Ora “c’hai” la segretaria. Ora c’è il telefono del Comune. Passiamo oltre. Fissato incontro per venerdì 8 Giugno alle ore 11.30 nel tuo studio. Chiedo alla tua segretaria se possibile far partecipare anche Ada Mantovani. Ricevo un ok.

La mattina seguente mi presento puntuale con Ada e appena entrato nel tuo magnifico ufficio da sindaco (cosa non darei per essere io il sindaco al posto tuo), apprendo che il futuro Presidente del Consiglio Comunale era già stato deciso. Franco Fragolino.

Credevo si trattasse di uno scherzo ma così non è stato tant’è che mi sto ancora chiedendo il senso dell’incontro.

Comunque caro Mario buon lavoro, Como sta aspettando il cambiamento. Sperando non sia in peggio, ti saluto.

Alessandro

One thought on “Caro Mario,”

  • DA CIO’ CHE HO LETTO SE NE VEDRANNO DELLE BELLE, PENSO DI NON AVER LETTO CHE AVREBBE ABBANDONATO LE SALE SONTUOSE ,COMUNQUE ERA MEGLIO SE LO DICEVA E POI LO METTEVA IN PRATICA. AL PIANO TERRA COME DICEVA SEMPRE RAPINESE IN UNA STANZETTA AD ASCOLTARE TUTTI,SPECIE CHI NON PUO’ ANDARE SU’ PER VARI MOTIVI. BENE LE POLVERI CI SONO LA MICCIA PURE ADESSO ATTENDIAMO GLI SVILUPPI……..

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