L’articolo 13 comma 1 dello Statuto del Comune di Como recita:
Il Comune riconosce nell’istituto del referendum consultivo l’elemento di collegamento organico tra la comunità e i suoi organi elettivi e ne favorisce l’esercizio.
Letto? Bene. Procediamo.
Sapete cosa ha proposto, all’unanimità, la “Commissione consiliare speciale” composta da Andrée Cesareo, Luigi Nessi, Gianni Imperiali, Anna Veronelli e Luca Ceruti, commissione che aveva il compito di analizzare ed aggiornare il Regolamento e lo Statuto comunale? La Commissione ha proposto di aumentare sensibilmente il numero dei sottoscrittori necessari all’indizione di un referendum portandoli da 4200 a 7000 (+66,6%) rendendone di fatto impossibile l’indizione.
Due dati:
Milano ha 1.337.155 abitanti ed alle ultime elezioni gli aventi diritto di voto erano: 1.006.701;
Como ha 84.687 abitanti ed alle ultime elezioni gli aventi diritto di voto erano 69.709;
A Milano per indire un referendum (consultivo, abrogativo e/o propositivo che sia) (contrariamente a Como infatti si possono indire tutti e tre i tipi) bastano le firme di 15.000 cittadini (circa l’1,5% del corpo elettorale);
A Como per indire un referendum sono necessarie le firme del 6% degli aventi diritto di voto (4200), percentualmente 4 volte più che a Milano.
A Milano poi i referendum consultivi, gli unici consentiti a Como, sono validi solo se al voto si è recato almeno il 30% dei votanti alle ultime elezioni amministrative (alle ultime elezioni hanno votato 550.194 milanesi ovvero il 54,65% degli aventi diritto) quindi per un referendum valido a Milano sarebbero sufficienti (550.194/100*30) 165.059 firme ovvero il 16% dell’intero corpo elettorale;
A Como OGGI i referendum consultivi, gli unici consentiti, sono validi se al voto si reca almeno il 40% di tutto il corpo elettorale!
A mio giudizio la Commissione Speciale circa i referendum, in nome di una maggiore partecipazione della cittadinanza alla vita politica ed amministrativa, avrebbe dovuto, invece di renderli impossibili, prendere la direzione di Milano ovvero:
- Estendere la possibilità referendaria anche ai referendum abrogativi e propositivi;
- Diminuire il numero di sottoscrizioni necessarie all’indizione dei referendum portandole dal 6% al 1,5% degli aventi diritto di voto;
- Portare il quorum, se proprio non si voleva eliminarlo, al massimo, come a Milano, al 30% dei votanti alle ultime elezioni amministrative;
Ribadendo che per indire un referendum a Milano servono 15.000 firme mentre a Como, che ha circa 15 volte meno abitanti, se dovesse essere approvata la proposta della commissione, ne servirebbero 7.000, 6,6 volte di più e vergognandomi per la proposta indecente dei miei colleghi Ceruti, Cesareo, Veronelli, Nessi e Imperiali ti comunico che alle prossime elezioni mancano 201 giorni.
A presto.
Alessandro